La nuova Politica di sviluppo rurale 2014-2020 (PAC) dedicata all’Italia ha un budget di circa 20,85 miliardi di euro disponibile per le imprese agricole ed agroalimentari fino al 2020.
I beneficiari sono le imprese agricole (e agroalimentari), che possono utilizzare tali fondi comunitari per aumentare la propria competitività nei mercati in un’ottica di crescita sostenibile. Purtroppo l’aiuto non sostiene al 100% i costi di investimento e l’IVA e pertanto in tale contesto, anche le banche si inseriscono all’interno dell’indotto generato dai flussi finanziari previsti dalla nuova politica comunitaria.
E’ necessario aggiungere, che molte banche, non sono preparate per affrontare le problematiche provenienti dal mondo agricolo. Conoscono poco tale particolare realtà nonché la contabilità agricola e trattano spesso l’impresa agricola alla stregua del settore industria, commercio, dei servizi.
Detto ciò il credito agrario (mutuo e/o prestito) rappresenta uno strumento quasi indispensabile per permettere all’azienda agricola di portare a termine gli investimenti inseriti nell’ambito di un progetto di miglioramento (piano di impresa innovativo e nuovi modelli di business) a valere su un Psr 2014 – 2020 regionale.
Infatti, nonostante tali misure generalmente riconoscono contribuzioni variabili dal 40% al 70% delle spese sostenute per investimenti strutturali (acquisto di macchine e attrezzature, ristrutturazione/costruzione di fabbricati agricoli ecc.), un imprenditore agricolo deve anche considerare che solitamente l’erogazione del contributo è successiva alla completa rendicontazione del progetto stesso, e pertanto dovrà anticipare il 100% della spesa sostenuta (salvo la possibilità di richiedere anticipi dietro concessione di polizza bancari ed assicurativa a volte costosa).
Quindi per le imprese agricole che non hanno liquidità propria per sostenere tali flussi finanziari, è necessario ricorrere all’intervento di un istituto di credito e magari garantire il credito da garanzia a prima richiesta concessa dallo Stato attraverso Ismea. Tale garanzia può variare dal 50 al 80% del credito richiesto alla banca.
Ma a volte capita che pur avendo una garanzia dello Stato fino all’ 80% del credito richiesto (la banca rischia solo il 20% e fa il suo mestiere), un giovane si vede negata la concessione di un credito per realizzare gli investimenti.
Come fare per finanziare la tua idea imprenditoriale in agricoltura?
Circa un mese fa ho incontrato il direttore generale di una delle Banche di investimento più importanti in Europa. Per me è stato un grande onore.
Ho sottoposto alla sua attenzione un progetto (Pitch), un nuovo modello di business per la coltivazione automatizzata in aeroponica verticale, sotto serra bioclimata, di ortaggi a foglia da destinare al mercato della IV gamma (i sacchetti di insalata pronta alla Bonduelle per intenderci).
Tutto bello, tutto innovativo, tutti gli ingredienti (sostenibilità, zero pesticidi, riduzione input idrici, riduzione emissioni, riduzione manodopera, riduzione input fertilizzanti), ma purtroppo siamo in Italia è per accedere alle risorse della nostra Banca di Investimento devi quotarti in borsa. Oppure, trasferisci l’attività in un altro Paese.
Il direttore della banca di investimento mi ha regalato anche una terza soluzione di cui ero già a conoscenza.
Ma oggi voglio fare questa riflessione. Molti di noi, piccoli risparmiatori mettiamo i nostri soldi in Banca ad un tasso di interesse quasi zero.
Oggi 10 mila euro in banca non fruttano nulla. Se li investo in BOT, tolte tasse ed imposte non arrivo a prenderci neanche al 2%, che per 10 mila euro equivalgono a circa 200 euro in un anno, praticamente non arrivo ad un euro al giorno.
I tuoi soldi, invece, la Banca li fa lavorare bene, li mette a disposizione delle imprese o compra titoli azionari a livello globale. Se depositi 10 mila euro in Banca, tale importo trasformato in credito alle imprese e alle famiglie diventa 90 mila euro (effetto moltiplicatore dei depositi, vedi Banca d’Italia) che fruttano alla banca in media diciamo il 6% anno. Praticamente la Banca fa business con il tuo denaro e ad oggi non può fallire.
Ora, il suggerimento è questo.
Invece di depositarli in Banca in un libretto o conto corrente, diventate soci di progetti di impresa, siate protagonisti di economia reale. 100 persone che apporto 10 mila euro cadauno ( quindi rischio minimo) sommano un milione di euro.
Questo importo rappresenta il capitale sociale per poter acquistare un terreno, effettuare gli investimenti necessari a far nascere ad esempio un mangheto (il mango viene importato dall’Europa dai paesi a clima tropicale), dare lavoro a 3 famiglie ed avere una rendita a partire dal 5 anno (anno a regime, si inizia a raccogliere già dal terzo anno di impianto con rese minime). La resa in mango a regime è di circa 250 quintali ettaro che all’ingrosso viene venduto al prezzo di 2 € kg (minimo) con un valore di produzione annua di 50 mila euro ettaro.
Il mangheto dura anche trenta anni e necessita di poche spese di gestione ad eccezione della raccolta concentrata in particolari periodi.
Supponiamo di creare una piantagione di 10 ettari, a regime si ottiene un fatturato di circa 500 mila euro. In soli due anni il fatturato copre gli investimenti necessari. Successivamente tolti i costi di gestione e il costo della manodopera, otteniamo utile di impresa che tolte le tasse è tutto da distribuire ai 100 soci.
Al contempo, siccome si tratta di impresa innovativa iscritta al registro delle innovative tenute dalla CCIAA, particolari sgravi fiscali sono concessi a chi investe in tale imprese in forma di credito di imposta (persone fisiche e imprese). E ancora si possono raccogliere fondi in crowdfunding o emettere obbligazioni.
Come spieghiamo tutto questo ad una banca? Una banca è disponibile a concederci un credito di un milione, senza garanzie, ed attendere il terzo anno per vedersi rimborsare il mutuo – prestito? Credo proprio di NO.
La cooperazione è l’arma vincente. La cooperazione riduce il rischio finanziario, la cooperazione supera le sfide globali e l’accesso ai mercati nazionali ed internazionali.
Purtroppo, cari imprenditori, l’agricoltura da poche chance all’individualismo, dopotutto si parla di cibo che serve a tutti, nessuno escluso.
E ancora se il progetto collettivo è presentato con i nuovi PSR 2014 – 2020 può essere finanziato in parte con fondo perduto fino al 70% in alcune regioni..
Per implementare un progetto collettivo, e dare vita ad una impresa innovativa con possibilità di emettere obbligazioni e agevolazioni per gli investitori potete contattarci andando alla pagina contatti di questo sito web.
Dott. Bartolomeo Uccio Pazienza
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