I biocarburanti sono combustibili ottenuti da fonti rinnovabili di origine biologica, come le piante o i rifiuti organici.
Tra i vantaggi dei biocarburanti ci sono la riduzione delle emissioni di gas serra, la diversificazione delle fonti energetiche e lo sviluppo dell’economia locale.
Tuttavia, i biocarburanti tradizionali, come il bioetanolo o il biodiesel, hanno anche degli svantaggi, come la concorrenza con la produzione alimentare, il consumo di acqua e di terreno e gli impatti ambientali negativi.
Per superare questi problemi, si stanno sviluppando i biocarburanti di seconda e terza generazione, che utilizzano come materia prima gli scarti vegetali legnosi o i rifiuti organici.
Questi biocarburanti hanno il vantaggio di non entrare in conflitto con l’agricoltura e di sfruttare risorse altrimenti inutilizzate. Inoltre, hanno un rendimento energetico maggiore e una qualità chimica simile ai combustibili fossili.
Per produrre biocarburanti da rifiuti e da scarti legnosi, si possono usare diversi processi tecnologici, che si basano su reazioni chimiche o biologiche. Alcuni esempi sono:
- La pirolisi, che consiste nel riscaldare la biomassa in assenza di ossigeno per ottenere un olio grezzo che può essere ulteriormente raffinato in benzina o diesel.
- La gassificazione, che consiste nel trasformare la biomassa in un gas di sintesi (syngas) composto da idrogeno e monossido di carbonio, che può essere poi convertito in metanolo o altri carburanti liquidi tramite processi catalitici.-
- La fermentazione, che consiste nel far degradare la biomassa da microrganismi specifici che producono alcol etilico o butanolo, che possono essere usati come carburanti per motori a combustione interna.
Questi processi richiedono l’uso di catalizzatori, cioè sostanze che accelerano le reazioni chimiche senza essere consumate. I catalizzatori possono essere di origine minerale o biologica, come i batteri o le alghe. L’uso di catalizzatori biologici ha il vantaggio di essere più ecologico e meno costoso rispetto ai catalizzatori minerali.
La produzione di biocarburanti da rifiuti e da scarti legnosi è ancora in fase di sviluppo e richiede ulteriori studi e investimenti per migliorare l’efficienza, la qualità e la sostenibilità dei processi.
Tuttavia, rappresenta una grande opportunità per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e per valorizzare le risorse rinnovabili presenti sul territorio.
Il biofuel dal legno cippato è una forma di biocarburante ecologico che si ottiene dal trattamento termico e idraulico degli scarti del legno e dei rifiuti organici.
Questo processo, ideato dalla società norvegese Statkraft, permette di trasformare il legno cippato in un liquido simile al gasolio naturale, che può essere usato come combustibile per i mezzi di trasporto.
Il vantaggio di questo biofuel è che sfrutta una fonte rinnovabile e non inquina l’atmosfera con emissioni di anidride carbonica. Inoltre, il legno cippato è un materiale economico e facilmente reperibile, che proviene da lavorazioni agricole e forestali.
La Statkraft, insieme al gruppo siderurgico svedese Sondra, ha creato una join venture chiamata Silva Green Fuel, che sta realizzando un impianto pilota per la produzione del biofuel dal legno cippato a Tofte, a sud di Oslo.
Il mercato di riferimento sarà quello degli aerei e non delle auto, dove è ormai segnato il passaggio all’elettrico.
Il progetto della Statkraft rappresenta una sfida innovativa e sostenibile nel campo dei biocarburanti, che potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e a combattere il cambiamento climatico.
Fonte: 1. aquilaenergie.it 2. newsauto.it 3. betalabservices.com 4. greenstyle.it