Nella preparazione dei sottaceto, le verdure possono essere sia sbollentate che lasciate crude.
Anche in questo caso i vegetali vanno cotti “al dente” per evitare che con il tempo possano perdere la loro normale consistenza. A riempimento completato si aggiunge l’aceto, il distanziatore, quindi si pastorizza.
Non tutti i tipi di aceto sono però idonei per la preparazione delle conserve. È preferibile utilizzare un aceto di vino bianco con livello di acidità pari o superiore al 6%. In questo caso sarà possibile utilizzare una soluzione preparata con una parte di aceto ed una di acqua o vino. Se si utilizza l’aceto di mele, dal momento che la sua acidità è minore, non è possibile diluirlo, ma deve essere utilizzato tal quale.
L’acidità è un sistema efficace per preservare la conservazione degli alimenti dall’azione dei microrganismi.
L’acidità si misura mediante il pH. Attenzione però: maggiore è il valore del pH, minore è l’acidità.
L’aceto
Il termine aceto deriva dal latino acetum (acido, acre) detto anche “vino acidum” in quanto era ottenuto dall’acidicazione del vino. Le prime notizie sulla produzione dell’aceto risalgono a 8000 anni prima di Cristo.
I greci utilizzavano l’aceto come medicinale. I romani ne facevano un largo uso come bevanda (l’oxicrat era costituito da aceto, acqua e uova), come condimento, come cosmetico e come medicinale. Veniva somministrato negli accampamenti militari per prevenire la dissenteria.
Durante le epidemie di colera veniva raccomandato come mezzo di disinfezione. Si utilizzava anche per disinfettare gli oggetti venuti a contatto con i malati di lebbra o di peste. Oggigiorno viene utilizzato soltanto in campo alimentare come condimento, nella produzione di conserve e salse. Fu Pasteur che nel 1864 isolò il microrganismo responsabile dell’acidificazione del vino, chiamandolo Mycoderma aceti. Attualmente sono stati isolati diversi batteri responsabili dell’acetificazione.
Questi microrganismi fanno parte del genere Acetobacter e sono microrganismi gram-negativi, aerobi obbligati, acidoli.
Per la produzione degli aceti comuni la gradazione alcolica del vino deve essere compresa fra 7 e 10 gradi, mentre per quelli di qualità pregiata può essere superiore.
Oggi è diuso l’impiego di aceti di frutta. La frutta destinata alla produzione di aceto deve essere sana e fresca. Dopo la pigiatura si ottiene un succo che viene fatto fermentare, trasformandolo in soluzione prima alcolica poi acetica. Il prodotto ottenuto conserva i profumi e il giusto della frutta da cui deriva.
L’aceto balsamico invece viene prodotto a partire da mosto cotto, invece che dal vino. Le prime testimonianze risalgono al XI e XII secolo.
La composizione dell’aceto è fortemente condizionata dalla materia prima. L’aceto deve avere un’acidità totale espressa in percentuale di acido acetico non inferiore al 5%. Vi possono essere aggiunte sostanze aromatizzanti mediante macerazione diretta o impiego di infusi. Per gli aceti di frutta l’acidità totale non deve essere minore del 5%.