La Direttiva Quadro sui Rifiuti (Direttiva 2008/98/ CE) ha stabilito i principi della gerarchia dei rifiuti: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare per minimizzare lo smaltimento
Il compostaggio di comunità si pone tra il compostaggio industriale e quello domestico (compostiera)
Si tratta di un settore promettente ed utilizza una taglia impiantistica intermedia.
La gestione comunitaria del rifiuto organico (frutta e verdura, scarti di cibo, fondi di caffè, etc), permette di introdurre un percorso “eco-innovativo” aggiuntivo nel sistema in quanto, attraverso questa tecnica, si risponde alle esigenze mirate di molte realtà locali contribuendo, oltre alla riduzione della produzione dei rifiuti e degli impatti ambientali, a valorizzare il riutilizzo in loco del compost e ad aumentare le possibilità di un cambio comportamentale dei cittadini, in quanto può stimolare ulteriormente stili di vita più consapevoli.
Questo sistema è basato sull’uso di piccole “macchine elettromeccaniche”, in cui il processo aerobico viene mantenuto e accelerato dal continuo apporto d’aria.
Questo tipo di macchinari pongono problematiche tecniche e normative nuove e richiedono, quindi, un necessario ed adeguato monitoraggio.
Attualmente, il mercato italiano conta poche installazioni già realizzate, ma in molti paesi del Nord Europa, come ad esempio in Svezia, sono già centinaia i compostatori di comunità installati anche in condomini.
Oggi, gli impianti di smaltimento e recupero rifiuti, tra questi anche gli impianti di compostaggio di qualsiasi dimensione, sono autorizzati ai sensi dell’articolo 208 del D. Lgs. 152/2006 al pari degli inceneritori, delle discariche e degli altri impianti, anche rilevanti. Un’alternativa da considerare per le autorizzazioni può essere quella dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate (DM 5/2/1998), da richiedere alle Province e valevoli 5 anni.
Nella revisione del D. Lgs. 152/2006 si introduce la definizione di “autocompostaggio” come “il compostaggio degli scarti organici dei propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito del materiale prodotto”.
In relazione a questa revisione quindi, questa pratica può essere estesa anche ai casi di mense scolastiche, aziendali, e altri soggetti nel caso di utilizzo in loco (per esempio nella propria area verde) del compost prodotto.
Per quanto riguarda la natura del compost questo è un ammendante.
Il Decreto Legislativo 75 del 2010 sui fertilizzanti definisce gli ammendanti come “materiali da aggiungere al suolo in situ, principalmente per conservarne o migliorarne le caratteristiche fisiche o chimiche o l’attività biologica disgiuntamente o unitamente tra loro.
Attualmente, è in discussione in Parlamento un Disegno di Legge che introduce misure volte a semplificare e favorire le pratiche del compostaggio a piccola scala effettuate sul luogo stesso di produzione dei rifiuti, come il compostaggio di comunità, quando l’oggetto del trattamento è costituito da rifiuti biodegradabili in quantità non eccedente le 80 t/anno anche in aree agricole.
I piccoli Comuni e i servizi di ristorazione collettiva rappresentano certamente i primi punti di possibile applicazione del compostaggio comunitario. Questa tecnica può garantire importanti risultati, ma il suo futuro dipende molto dalla semplificazione normativa e da possibili sgravi ed esenzioni per chi l’adotta.
Nelle mense si stimano rifiuti organici per circa 235 grammi/pasto. In Italia mangia a mensa il 6,5% dei cittadini tra i 3 e i 65 anni ((ISTAT 2009); utilizzando i dati della popolazione in quella fascia (ISTAT) si possono ipotizzare circa 4,6 milioni di persone che mangiano a mensa. La dimensione media di una mensa può essere stimata intorno ai 1300 pasti/ giorno. Pertanto è possibile produrre circa 6 tonnellate anno di compost per mensa.
Nel caso delle mense scolastiche (ma non solo), l’installazione di una compostiera di comunità ha una importante valenza didattica e di sensibilizzazione delle famiglie (attraverso gli alunni) al tema della corretta gestione dei rifiuti.
Progetti sperimentali e nuovi modelli di business possono essere finanziate con alcune misure PSR 2014 2020.
Fonte Enea
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