Possono essere leggeri o corposi, delicati o robusti, in ogni caso gustosi e nutrienti, i legumi non dovrebbero mai mancare sulle nostre tavole, qualunque ruolo decidiamo di assegnargli.
Sono i fagioli, le lenticchie, i piselli, i ceci, le fave ma anche la roveja, il lupino, la cicerchia, la fagiolina
Caratterizzati da un basso contenuto di grassi e una grande ricchezza di sostanze nutritive e di fibre solubili, i legumi sono particolarmente efficaci nel mantenere in salute l’apparato digerente e nel gestire il colesterolo, ma sono anche una importante fonte di amminoacidi e proteine (l’Onu si aspetta che nel 2020 rappresentino il 20% del totale delle proteine consumate a livello mondiale) e rappresentano l’ingrediente principale di quasi tutte le diete volte a rinforzare le difese dell’organismo e prevenire la maggior parte dei disturbi cronici.
Il loro alto valore nutritivo li rende strumenti ideali per combattere la malnutrizione (sia la denutrizione che l’eccesso di calorie), e la loro coltivazione migliora i sistemi di coltura in cui crescono, aumentando l’efficienza dell’irrigazione, riducendo la quantità di fertilizzanti necessari e l’emissione di gas serra e arricchendo la biodiversità e la salute del suolo.
Da non sottovalutare, il minore impatto ambientale della coltivazione dei vegetali rispetto agli alti costi, in termini di acqua ed energia.
Ad esempio, per produrre un chilo di carne bovina occorrono 15 500 litri di acqua, per uno di carne di maiale 4800, per uno di pollo 3900. Un chilo di riso ne richiede invece 3400, uno di legumi da 200 a 400 a seconda della specie.
Il Lupino
Noto già ai Romani, il lupino è sempre stato un cibo povero. È una pianta annuale, cresce spontanea ed è coltivata come leguminosa da granella, come specie da sovescio, foraggera e anche ornamentale.
Seminata a ottobre-novembre, produce semi piccoli, grossolanamente quadrangolari, leggermente schiacciati, di colore ambrato o biancheggiante. I semi possono essere tostati, macinati e usati come surrogato del caffé, ma in genere si fanno seccare.
La farina ottenuta dalla macinazione dei semi secchi può essere impiegata per curare
alcune malattie della pelle, come rimedio antidiabetico e vermifugo.
Nonostante i buoni valori nutrizionali, i lupini oggi non sono più molto valorizzati. la coltura del lupino è crollata a seguito dello spopolamento delle aree svantaggiate nelle quali il lupino aveva trovato inserimento in ordinamenti colturali quanto mai poveri.
In Italia sono coltivati in alcune zone di Calabria, Lazio, Puglia,Campania e Toscana.
Aumentare la produzione nazionale di proteina per unità di superficie coltivata e al contempo ridurre la dipendenza italiana dalle importazioni di materie prime per l’alimentazione e rappresenta una delle più importanti sfide nel settore agro-alimentare.
E’ una coltivazione che può essere inserita nei nuovi PSR 2014 – 2020 in quanto oltre alla soddisfazione dell’obiettivo diversificazione diminuisce l’impronta idrica dell’azienda nonchè il sequestro di carbonio dal suolo.
La semina del lupino bianco in Italia si fa in ottobre-novembre, a file distanti 0,25-0,35 m con un numero di semi idoneo ad assicurare una densità di popolamento di 20-30 piante a m2; con i tipi più comuni necessitano 100-150 Kg/ha di seme.
Secondo uno studio pubblicato su Italian Journal of Agronomy, anno 2010, le rese più elevate sono state registrate in L. albus, che con le varietà Luxor e Rosetta ha prodotto mediamente 2,2 t ha-1, con un elevato numero di semi per baccello (in media 3.7), ed un discreto peso mille semi (mediamente 270 g). Tra le varietà di L. luteuse di L. angustifolius si sono differenziate Dukat e Mister e Sonet con rese medie di 1.5 t ha-1.
Le componenti della resa che hanno maggiormente influenzato la produzione finale sono state il numero di baccelli pianta-1, elevato in L. angustifolius e in Dukat di L. luteus, e il peso 100 semi, particolarmente elevato in L. albus. Il numero di semi per baccello è risultato alquanto stabile per tutte le varietà allo studio.
La farina di lupini si ottiene dalla macinazione dei lupini essiccati e leggermente tostati. Viene utilizzata soprattutto per la preparazione di prodotti da forno, sia dolci che salati. Potete sostituire dal 10% al 30% della quantità totale di farina di una ricetta con la farina di lupini, in abbinamento alle altre farine senza glutine impiegate.
Alimento dal grande apporto energetico, con un elevatissimo contenuto proteico e ricco di aminoacidi essenziali, il Lupino è un ingrediente prezioso e salutare, ricco di acidi grassi mono e polinsaturi, carotenoidi e vitamina E, oltre a sali minerali, oligoelementi e sostanze fitochimiche.
Inizia ad usare il Lupino. Eccone uno Bio. Lupino Dolce 350 G
Fonte: slowfood
Rielaborazione: Dott. Bartolomeo Uccio Pazienza